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Arcieri del Verbano, del Cusio, dell'Ossola e della Valgrande

   Mar 20

LASSÙ QUALCUNO CI AMA

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Un momento della ricognizione pre-gara.

Le previsioni meteo per sabato 14 marzo erano quanto di peggio avessimo visto in questo insolito inverno. Ciononostante, la 01 VERB non si è persa di coraggio e come da copione sabato mattina di buon’ora gli Arcieri della STP al completo più un paio di new entry si sono accinti all’opera di buona lena. Metter giù una gara infatti non è cosa da poco, e se dovesse piovere diventa una impresa da titani. Ma evidentemente lassù qualcuno ci ama: nella bella cornice dei boschi di Trontano, a ridosso del Parco Nazionale Valgrande, quella mattina il clima era freddo e piovigginoso, ma sopportabile. A mezzogiorno era praticamente tutto pronto, compresa la logistica dell’accoglienza. Verso la fine della ricognizione pomeridiana spuntò perfino un raggio di sole, facendo ben sperare per l’indomani.

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L’appello dei partecipanti.

La mattina di domenica 15 marzo la pioggia era invece tornata, ma non abbastanza forte da impedire alla folla dei partecipanti di gareggiare con lo spirito di sempre. Dopo il canonico predicozzo dei Capicaccia, presso la struttura dell’Area Feste messa a disposizione dalla Pro Loco di Trontano, gli Arcieri si sono sparsi sul terreno di gara, arco alla mano e frecce in faretra. A detta di tutti, la gara era davvero molto bella: i bersagli disposti in modo impegnativo ma non impossibile, il percorso non molto accidentato. Ciliegina sulla torta un punto di ristoro dove le “mamme” della 01 VERB hanno svolto il loro compito con l’abituale attenzione agli affamati ed assetati ospiti.

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Un tiro ben ambientato.

Questo tipo di gara, la Battuta, rispetto alle altre previste dai Regolamenti FIARC prevede un gran numero di bersagli singoli dove all’arciere è data una sola possibilità. Un’altra particolare difficoltà è data dal fatto che almeno la metà di bersagli siano parzialmente nascosti nella vegetazione. L’abilità di chi organizza sta proprio nel disporre tiri quanto più accessibili agli Arcieri, senza trascurare di ambientare nella maniera più verosimile le sagome di animali selvatici che in FIARC usiamo come battifreccia.

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Il podio dell’Arco Storico maschile.

Alle 15 circa, con gran soddisfazione dello staff tecnico perché tutto si era svolto senza incidenti, e soprattutto senza che Giove Pluvio si scatenasse, i partecipanti erano già fuori dal percorso, e la perfetta macchina organizzatrice pronta a stilare le classifiche delle 8 categorie, distinte nelle tre classi di età e nei due sessi. Su 108 partecipanti, sono stati dati premi a tutti i sette tra “cuccioli” e “scout” (minori di 18 anni); e a 32 adulti diversamente classificati nelle rispettive categorie. Senza dimenticare i due amabilissimi Capicaccia.

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La Presidente Piera Vidoli con Igor (a sx) e Carlito (a dx).

Concludendo, il vostro umile cronista non può trascurare di dire un sonoro GRAZIE a chi ci ha onorato della sua presenza arrivando in Val Vigezzo da ogni angolo di Piemonte, Lombardia, Liguria, e perfino dalla lontana Emilia (153 iscritti, 108 presenti al via); ma anche e soprattutto a chi ha ideato la gara e l’ha resa possibile, uno squadrone di 23 tra Arciere e Arcieri della 01 VERB, capeggiati con l’ardore di sempre dalla nostra infaticabile Piera Vidoli.

Alla prossima, con la XXI edizione del Trofeo Valgrande, che si terrà a Vignone il 26 aprile.

(La classifica e le altre foto della gara si trovano nelle apposite sezioni del sito o sulla pagina facebook https://www.facebook.com/groups/61256970982/)


   Mar 11

FERVONO I PREPARATIVI

E così, si riparte: domenica 15 marzo apertura di stagione con la nostra prima gara del 2015, una Battuta FIARC nella smagliante cornice della Val Vigezzo. Come d’abitudine, ogni nuova gara è un’occasione per sperimentare nuove situazioni logistiche. Stavolta, con il sostegno della Pro Loco di Trontano (Comune del Parco Valgrande) e della locale Ammistrazione Comunale, avremo a disposizione una bella area di bosco nelle immediate vicinanze dell’Area Feste. La gara, stando alle premesse della vigilia, già si profila come un successo di partecipazione.

Il Tecnico di turno e i suoi scudieri.

Il Tecnico di turno e i suoi scudieri all’opera.

Fervono dunque i preparativi, perché organizzare una gara di Tiro con l’Arco di Campagna non è cosa facile, e necessita una accurata programmazione e molte uscite sul campo. La STP (Squadra Tecnica Posizionatori) è in perfetto assetto, e dopo una prima serie di generiche ricognizioni per prendere confidenza con il nuovo terreno, negli ultimi tre weekend sono stati progressivamente ideati i singoli tiri e il percorso di gara nella sua complessità. I bersagli e i materiali connessi alla gara sono già stati trasportati a Trontano, è stata puntualizzata la dotazione di viveri e scorte per ristoro e premiazioni. Infine, a cura del Tecnico di turno, affiancato dai fidi scudieri della STP, è stata realizzata la mappa definitiva in una apposita sessione rubata al tempo dell’allenamento in palestra.

Un gradito rientro: Simone Gemelli con il suo compound.

Un gradito rientro: Simone Gemelli con il suo compound.

Se il sabato ci si mette all’opera per tracciare la nostra gara, la 01VERB rimane comunque attiva più che mai la domenica sui campi altrui, partecipando in massa agli eventi sportivi in calendario. All’apertura del Campionato Interregionale FIARC 2015, 2 nostri esponenti erano presenti a Finale Ligure (Percorso 03FINA), dove è stata effettuata la premiazione del Campionato 2014 con l’ottimo risultato conseguito da Carlito Villa nell’Arco Storico e Roberto Ferrari nel Ricurvo Cuccioli. Quella stessa domenica, un nutrito gruppo di nostri atleti stava partecipando alla Gara Insubria della 04WOLF ad Azzate. Il 7 e l’8 febbraio eravamo una quindicina a Motta Visconti (Battuta 04TBOW), l’1 marzo in 22 alla Gara Insubria di Cascina Paradiso e in 4 a Mignanego (Round 3D 03STOR), e così via.

Insomma, in questo primo scorcio di stagione le emozioni non mancano, e sono tante le occasioni per tenere alto il profilo della 01VERB in perfetta sintonia con la sua storia più che ventennale. In bocca al lupo a tutte le Arciere e agli Arcieri iscritti alla gara ma anche e soprattutto alla intramontabile STP, bravi a organizzare e bravi a partecipare.

Alcuni esponenti dei mitici STP della 01VERB.

Alcuni esponenti dei mitici STP della 01VERB.


   Feb 05

BACK TO FINALE LIGURE

Torno a casa, se così si può dire. Sono giusto vent’anni: una domenica di inizio febbraio del 1995 con il grande Carlo Montagnini e alcuni altri Arcieri del Verbano ci alzammo all’alba delle 5 e dopo un lungo e tortuoso percorso arrivammo dalle parti di Millesimo, dove si svolgeva la prima gara del Campionato Regionale Ligure-Piemontese di quell’anno organizzata dagli Arcieri della Grande Aqua. Da pochi mesi avevo iniziato a frequentare arcieri e archi, ma non ero ancora iscritto in FIARC; perciò quel giorno avevo l’incarico di fotografare e di filmare, cosa che feci con gran piacere nonostante il freddo cane. Purtroppo la fiducia malriposta in persone a cui prestai quel prezioso materiale mi impedisce di riguardare quelle vecchie scene, molte delle quali sono ancora impresse nella mia mente: il fuoco acceso in un vecchio fusto di metallo, la varietà degli impennaggi e degli abbigliamenti, il buon sapore della focaccia ligure calda al punto di ristoro, la cordialità delle persone che vedevo per la prima volta, indimenticabili protagonisti della vita FIARC. Tra tutti, l’inossidabile Angelo Trotta, e gli altri mirabili arcieri di Finale Ligure, che mi perdoneranno se non ho qui lo spazio per nominarli tutti.

1329483212.pngProprio in Liguria feci la mia prima vera gara da neofita, un’amichevole organizzata da una compagnia finalese nei pressi di Calizzano; e poi a seguire negli anni, frequentando i campi liguri ben più di quelli piemontesi e incontrando mitici e indimenticabili maestri come Vezio Puglia. Sono passati 20 anni, a ancora non conosco il motivo vero di questa scelta. Non credo di essere troppo lontano dalla verità se dico che alla fine la gara di Tiro con l’arco in Liguria era ed è per me, che come arciere valgo veramente poco, una splendida occasione per fare una gita in luoghi davvero straordinariamente belli e pieni di umanità. Da molti anni, almeno 6, mancavo da quella terra aspra e gentile, piena di sole e vento. E proprio per questo ho scelto con cura il luogo dovrei avrei inaugurato questa stagione che porterà la nostra Compagnia ad essere più presente che in passato sui campi di gara: un bel Tracciato FIARC organizzato in Località Le Manie di Finale Ligure dalla 03Finà.

La torre di Varigotti.

La torre di Varigotti.

Sabato 31 gennaio. Arriviamo in terra ligure nel primo pomeriggio, e senza fatica parcheggiamo il camper lungo l’Aurelia, tra Varigotti e Finale, in vista di un mare agitato e fascinoso. Una lunga passeggiata per sgranchire le gambe, una lauta cena al calduccio della nostra casa mobile e poi, scesa ormai la sera, ci avventuriamo tra i contrafforti dell’Appennino Ligure in cerca della destinazione. Lungo la strada troviamo tracce di grandine, ma per fortuna nel Campeggio “La Foresta” non ne è rimasta, e ci piazziamo per la notte. Al mattino il sole illumina un paesaggio incantevole di macchia mediterranea, mentre le auto dei primi concorrenti iniziano ad affollare lo sterrato. La prima persona che incontro è la mia carissima Liliana Swich, zia Lilly per gli amici, seguita a ruota dal collega di tante avventure, Giacomo Swich; poi ecco Daniele Brancalion, Daniele Traverso, Anna Bonzani, e molti altri.

La base tattica del campo di tiro 03Finà alle Manie.

La base tattica del campo di tiro 03Finà alle Manie.

Dopo i preliminari alla base tattica del campo, dove ritrovo le colonne portanti degli Arcieri del Finale nel loro classico giubetto rosso, si comincia subito con un tiraccio impegnativo: tre stambecchi in direzione sud-est, ovvero da tirare con il sole negli occhi. Grazie a Dio, anche stavolta ci accompagna una pattuglia di gente tranquilla e senza grilli per la testa, bravissimi e concentrati ma senza perdere il gusto di scherzare quando è il caso. E tanto pazienti con il mio incedere reso molto cauto dal sovrappeso.

In genere, in tutta la gara i tiri erano molto impegnativi. Ho sentito in più occasioni usare l’aggettivo “tecnica”, che a me pare un cortese eufemismo in luogo del più volgare “cazzuta”. In realtà, credo che la tipologia Tracciato abbia in sé la perversione dei 10 tiri a tempo e dei 10 in ginocchio; ma non so perché a fine gara tutti avevamo l’impressione che i tiri in ginocchio, o quelli dove per inquadrare il bersaglio dovevi per forza inginocchiarti anche se non era prescritto, fossero ben più dei 10 da regolamento. E che molti dei tiri a tempo erano stati disposti con generoso acume tecnico, o per dirla a modo mio (absit iniuria verbis) con estrema cazzutaggine. Ma poiché in definitiva non ce l’ha prescritto il medico di farci centinaia di chilometri per giocare a far gli Arcieri in quel di Finale, è sacrosanto accogliere di buon grado anche il raffinato sadismo dei nostri grandi amici della 03Finà.

La Pattuglia 24: Silvio Schiavi (01CICO), Mirella Vezzio (01VERB), Marina Vianzone (01LUPI), Pino Arpaia (01VERB), Antonello Carlone (01DAHU).

La Pattuglia 24.

Inutile dirlo, nonostante il predicozzo del Capocaccia nei confronti dei perditempo, ben presto la Pattuglia 24 (Silvio della 01CICO, Mirella della 01VERB, Marina della 01LUPI, Pino della 01VERB e Antonello della 01DAHU) si trova a dover capitanare un folto manipoli di arciere e arcieri della categoria “pazienti”, quelli che si assoggettano senza troppe menate a stare dietro a un tappo (per i meno avvezzi, ricordo che in Arcieria di Campagna chiamasi “tappo” un gruppo di persone che rallentano la tua avanzata di piazzola in piazzola). Tanto che avremmo potuto fare un unico pattuglione da venti, fermarci per una ricca mezz’ora o più, e poi ricominciare con riscaldamento e tiri di prova, per riprendere la gara senza intoppi. Ma il buon umore non mancava lo stesso, e non mancò nemmeno quando, in una delle prime piazzole, una freccia di Antonello svanì nel nulla. Sorte seguita ben presto da una delle mie, fermata dalla rete battifreccia e scomparsa ai suoi piedi, per non parlare poi dell’incredibile avventura occorsa alla piazzola 23 a due sue consorelle, accuratamente recuperate dai miei volenterosi compagni e però mai giunte a destinazione. Scomparse nel tragitto di ritorno dal bersaglio alla tabella di piazzola, probabilmente ad opera del classico “munaciello” napoletano o delle più autoctone “strie”, di cui si favoleggia la Liguria sia piena.

Piazzola 23.

La piazzola 23.

Ma senza scomodare vergini e santi, certamente è colpa mia, perché ero all’ultima piazzola e più che arco e frecce guardavo il mare ligure e assaporavo l’incanto degli ulivi sparsi sui pendii terrazzati, comodamente seduto (e finalmente!) sul classico muretto a secco, rimuginando le amate parole del grande poeta ligure Eugenio Montale: “Meriggiare pallido e assorto / presso un rovente muro d’orto… osservare tra frondi il palpitare / lontano di scaglie di mare… com’è tutta la vita e il suo travaglio / in questo seguitare una muraglia…” eccetera.

Errori, frecce perse, scarso punteggio, tutto scompare dietro la gioia di essere arrivato in fondo nonostante la fatica e di aver visto la mia compagna tirare (meglio di me) con il suo nuovo longbow e sfoggiare le sue bellissime frecce in legno costruite con amore dal grande Igor Piantoni. Lieta sorpresa, a fine gara un ricco piatto di polenta calda con salsiccia. Cosa vuoi di più dalla vita?

A fine gara, il mare.

A fine gara, il mare.


   Ott 29

I VENT’ANNI DEL TROFEO VALGRANDE

Domenica 19 ottobre la ASD Arcieri del VCO & Valgrande ha festeggiato con grande emozione un grande traguardo.

A fine gara, polenta e spezzatino.

A fine gara, ricca polentata.

C’era una volta una piccola Compagnia di Arcieri, forse una ventina. L’idea di organizzare un evento sportivo aperto anche agli esterni, intitolandolo “Trofeo Valgrande”, venne quasi per caso, mentre si tornava da una delle escursioni presso le altre Compagnie piemontesi o liguri. La gara si svolse il 19 novembre del 1995 nei boschi a ridosso dell’abitato di Cavandone. I bersagli erano in parte su visuali di carta in parte sulle sagome appena acquistate con un notevole sforzo di autofinanziamento. Ricordo molto bene il clima della vigilia, e ancora meglio quello della tavolata a fine gara, con una splendida polentata imbandita nell’ex-casa parrocchiale della piccola frazione sul Monterosso. Tra i partecipanti, il Campione Italiano in carica Giovanni Pirovano, che ovviamente vinse il Trofeo, assegnato all’autore del massimo punteggio assoluto.

Frate Tuck al V valgrande.

Frate Tuck al IV valgrande.

Fu quella la prima volta che con grande gusto vestii i panni di Frate Tuck. Dalla seconda edizione in poi fui incaricato di gestire il ristoro e di sorvegliare il tiro su una piazzola speciale “fantasy”, coerentemente con un modo di intendere l’arcieria come attività principalmente ludica: nel secondo trofeo si doveva centrare il tappo di una botte, nel terzo la mela sulla testa di un fantoccio, nel quarto la scarsella di un Frate Tuck disegnato su un paglione mobile, e così via dicendo in una gara di fantasia che ha visto ad esempio per bersaglio un orso circondato da api o una scimmia saltellante; o nella XVII edizione il premio (un ferro di cavallo) attribuito al 17° punteggio assoluto. Per molti anni ci si è ritrovati la terza domenica di Novembre, quando i boschi sono ormai spogliati e la sfida maggiore è quella contro il freddo autunnale, e la pioggia tagliente che in molte occasioni, e specialmente nella XIX lo scorso anno, sferza partecipanti e organizzatori. Col passare degli anni la scadenza novembrina non fu più così rigorosa, e in due edizioni (la XVIII e la XX) furono scelti mesi diversi, ma sempre in autunno.

Il gadget del XIX Trofeo.

Il gadget del XIX Trofeo.

In molte occasioni il Trofeo è stato abbinato a gare valide per il Campionato Interregionale Ligure-Piemontese o più di recente a gare del Circuito Insubria, con grandissima affluenza di Arciere e Arcieri piemontesi, liguri e lombardi. In tutte le edizioni l’abbondanza e la varietà del ristoro costituiva, insieme alla cura delle ambientazioni dei tiri, l’altro punto d’onore della Compagnia. In molte edizioni ai partecipanti veniva regalato un gadget, in genere una patch di stoffa ricamata con il logo della Comunità Valgrande che fu per anni il nostro sponsor, oppure oggetti in legno, come fu l’anno scorso per festeggiare i vent’anni dalla fondazione, supportati per l’occasione dalla Casa del Legno di Trivero.

Arcieri al ristoro.

Arcieri al ristoro.

L’edizione di quest’anno, la Ventesima, ha costituito un vero record di partecipazione per i Trofei non abbinati a gare di campionato. Più di cento persone hanno affollato in una inconsueta giornata di sole il bosco demaniale di Vignone, dove il nostro Campo di Allenamento è stato allestito in una veste più consona alla sfida. La piazzola speciale, dove bisognava tagliare con la freccia uno spago a cui era appesa una bottiglia, è stata sistemata nei pressi del ristoro, dove veniva servito un buon sandwich caldo con salsicciotto e crauti, innaffiato da un ottimo Bonarda. Ovviamente non mancavano gli altri soliti articoli, dalla pancetta alle torte.

Piera in cucina.

Piera in cucina.

Mentre la Squadra Tecnico Pratica, dopo aver sistemato a puntino il percorso nei giorni precedenti, si occupava della sicurezza sul campo e della gestione del tiro speciale, una apposita sezione dello Staff capitanata dalla Presidentessa Piera Vidoli si è cimentata nella titanica impresa di cucinare 10 chili di pasta al sugo di carne, servita a fine gara a un centinaio di affamati reduci dalle imprese agonistiche.

Le abbondanti libagioni non hanno impedito di apprezzare la bravura dei contendenti ascesi al podio, e soprattutto quella di Domenico Barassi della 04DEER, vincitore del Trofeo realizzato per l’occasione da Igor Piantoni.

Alla 04DEER il XX Trofeo.

Alla 04DEER il XX Trofeo.


   Ott 17

IL LUPO PERDE IL PELO…

Non so più da quanti anni non facevo una gara di Campionato FIARC, e da quanto tempo non andavo in trasferta nella bellissima Toscana. L’occasione mi è stata data dalla decisione di formare una nutrita Squadra 01VERB per il Campionato Italiano 2015, e di conseguenza dalla necessità di fare entro la fine dell’anno le quattro gare necessarie per la qualificazione. Così, festeggiando i miei primi 20 anni con gli Arcieri del Verbano, sabato 11 ottobre abbiamo messo in marcia il fedele Dinghy 8 e ci siamo spupazzati 400 km per ritrovare, dopo tanti anni, l’impagabile ebbrezza di rompere e perdere frecce ansimando in piazzola dopo essersi scapicollati ripide salite e scivolose discese. Destinazione la piana di Firenze, dove ci attendeva una gara del tipo Percorso organizzata dalla Compagnia degli Arcieri del Rovo.

Targa all'ingresso del campo della 09ROVO.

Targa all’ingresso del campo.

La 09ROVO è una compagnia che potrei definire storica: è infatti attiva da 25 anni (la FIARC esiste da 30), e tra le sue tradizioni c’è quella di partecipare alle tipiche rievocazioni medievali in cui arco e arcieri fanno la loro bella figura. Ha inoltre una scuola regionale di tiro molto attiva. Il campo di allenamento si trova a Lastra a Signa, una località che mantiene il fascino delle vecchie cittadine toscane: situata tra l’Arno e le colline, a una decina di chilometri da Firenze, era rinomata in passato per la lavorazione della pietra (da qui il suo nome) e dei famosi cappelli di paglia fiorentini.

Sabato il tempo non prometteva nulla di buono. Al campo si arriva dopo un breve tratto di sterrato, ed per la gioia del Dinghy, che ha sempre molta nostalgia della Grecia, abbiamo agevolmente parcheggiato al margine di un uliveto. Dopo un’escursione a Scandicci a casa di amici, il meritato riposo sotto un’acquazzone da far tremare i polsi.

Al mattino ci sveglia il ronzio del generatore, e le chiacchiere dei primi arrivati. Ben presto mi do una sistemata e mi presento alla conferma iscritti, dove lo staff ha allestito un veloce punto colazione. Dopo tutti questi anni, quante facce sconosciute! un saluto e poche chiacchiere con Davide Grossi e con Tiziana Mecherelli, e poi la voce tonante di Marco chiama per l’appello pattuglie. Io sono alla 23, praticamente l’ultima a partire. Per fortuna, non piove.

Aquila Rossa al tiro.

Aquila Rossa al tiro.

Il percorso di gara si sviluppa intorno a una collina, di cui abbiamo subito dovuto risalire il fianco ovest. La prima piazzola era in discesa, a lato di una mulattiera che la pioggia notturna aveva reso molto scivolosa. Veloci convenevoli, armare l’arco, controllare le frecce, un minimo di ginnastica e poi, come da tradizione, primo al tiro. Piazzola a tempo, 25′, bersagli lontanissimi: li manco; per un pelo, ma li manco. In compenso, le frecce allestite con amore da Igor Piantoni qualche sera prima volano benissimo, raggiungono e perfino superano i 40 metri senza cadere a piombo. Segno (mi dicono gli esperti compagni di pattuglia) che non devo scoraggiarmi, che almeno so ancora tirare, anche se a dispetto di ogni regola tengo il gomito basso. Le piazzole si succedono senza fretta, anzi fin dalla terza (un bisonte in mezzo a un prato con un particolare gioco luce-ombra, freccia 3 in ginocchio), già siamo in coda dietro alla pattuglia che ci precede, che a sua volta è in coda dietro un’altra e così via. Quelli che ci seguono ci hanno già raggiunto (ma loro sono in 5 noi in 6, e abbiamo fatto due piazzole a tempo e una in ginocchio in stretta successione), e tra pochi tiri ci staranno praticamente per tutta la gara col fiato sul collo. Mi fermo qui: non voglio annoiare il mio unico lettore con le annose questioni sui “tappi”, condite dalle solite leggende metropolitane e dai borbottamenti contro i Capicaccia, che peraltro nulla possono contro la stupidità umana.

Nemmeno racconterò nel dettaglio lo svolgimento della gara, che era in genere molto impegnativa almeno per le mie deboli forze e per la mia del tutto inesistenze preparazione. Tralascerò di fare commenti sulle sagome troppo piccole messe a distanze troppo grandi: succede in tutte le gare, ed anche noi della 01VERB qualche volta ci lasciamo prendere la mano. Sorvolerò sui dettagli del punto ristoro, non mi occuperò nemmeno della premiazione, visto che dopo più di sei ore di gara, pieno di gioia per aver riportato a casa senza danni 8 frecce su 9, abbiamo approfittato della presenza del camper per rifocillarci con una spettacolare carbonara e dunque ci è arrivata solo una lontana eco degli applausi. Una parola però sulla durata della gara la vorrei dire, facendomi in questo portavoce di tutti i componenti della pattuglia, da quelli con maggiore anzianità ai più giovani arcieristicamente parlando: 6 ore e mezza sono un’esagerazione. Forse ho memoria corta, ma, via dal Campionato Italiano, non ricordo gare così lunghe. Forse in FIARC qualcosa è davvero cambiato, e in peggio. Riporto senza ulteriori commenti la teoria di un compagno di pattuglia iscritto dal 2009 (l’anno in cui ho lasciato i campi di gara) e dunque né troppo giovane né troppo vecchio: la FIARC si è riempita di “fighetti” che si prendono tutto il tempo perché puntano alla classifica e non al divertimento.

Invece, e proprio sul punto “stile di vita della tua pattuglia”, potrei passare il resto dei miei giorni a raccontare quanto sia stato fortunato ad incontrare, la prima volta dopo tanti anni, un gruppo di persone tranquille e motivate, allegre ma senza esagerare, corrette e disponibili. Fin dall’inizio, hanno accolto con pazienza i miei impedimenti fisici raccogliendomi le frecce fuori: tante, per fortuna quasi tutte nei pressi dei bersagli; ma il percorso era tale per cui se avessi fatto tutto il mio dovere di arciere e non il pelandrone avrei finito con il ritardare moltissimo la pattuglia. Persone di diversa età e caratteristiche, mediamente tutti arcieri molto più bravi di me e ben capaci di mettere a segno la maggior parte delle loro frecce, ma tutti sempre pronti a caricarmi quando, caso più unico che raro, ho messo frecce in tutte e tre le sagome; o quando, al contrario, le benedette frecce volavano drittissime verso il centro del bersaglio… sorvolando poi di pochi millimetri la schiena. Nessuno spazio per le vanterie, niente aneddoti di vita vissuta; poche le chiacchiere, soprattutto commenti (e sempre dopo aver tirato tutti) sui bersagli e sui tiri. Nessuna rivalità anzi molti incoraggiamenti, non dico nei miei confronti perché non faccio testo, ma nemmeno tra diretti concorrenti. Nella pattuglia 23 era del tutto assente quella fastidiosa sindrome dell’arciere che quando qualcosa va storto se la prende con l’universo mondo, a partire dal Capocaccia che ha abilitato un percorso così malfatto, eccetera.

A questa vera Signora Arciera, che ho scoperto essere praticamente una mia compaesana oltre che una quasi coetanea; a questi veri Signori Arcieri voglio dire un GRAZIE di cui spero apprezzeranno il significato profondo: Grazia, Giampaolo, Fedele, Carlo e Alfio, mi avete restituito la voglia di giocare.

La pattuglia 23.

La pattuglia 23.

Da sinistra: Pino Arpaia (7166 01VERB), Giampaolo Fabbri (17728 21FSTA), Fedele Brienza (30851 08MEDI), Grazia Impero (29484 08MEDI), Carlo Bartolini (26978 08TIME), Alfio Coco (15281 09ROVO).

servizio fotografico più ampio nell’apposita sezione (ARCOTECA)