1 maggio: controllo materiali.
C’è gente che sostiene ostinatamente che in FIARC lo spirito ludico non esiste, che se esisteva è morto, che non è mai esistito. Avrei voluto che alcuni di questi “campioni” di autoincensamento passassero due giornate di gara con me e con le altre centinaia che si sono accaniti a tirar frecce sui campi del I° IHBC – Italian Bow Hunter Championship, svoltosi nel primo weekend di maggio a Musiera di Telve, un incantevole sito nel cuore della Valsugana, altitudine della base logistica 1470 m.slm, punto più alto del campo di gara “B” 1696 m.slm. Non posso certo generalizzare; ma sono quasi sicuro che il motivo profondo per cui svariate centinaia di persone erano lì non fosse quello di vincere a tutti i costi e portare a casa medaglie, ma cercare un po’ di gioco nello sport che amiamo, tener duro fino alla fine, godersi la bellezza dei boschi in pieno risveglio, incontrare persone, voler bene e volersi bene.
Il podio del Ricurvo Maschile.
Non posso generalizzare; ma è certo che in qualsiasi gara uno solo vince e tutti gli altri perdono: non avrebbe nessun senso la partecipazione a una gara per tutti quelli (e in alcune categorie sono centinaia) che nemmeno si avvicinano al podio. Non generalizzo; so bene che molti Arcieri e Arciere, anche nella 01 VERB, prendono molto sul serio la competizione e usano le gare per misurare la loro capacità e competenza: ma anche queste splendide persone sanno bene che esiste la giornata down, che esiste il momento negativo, che esiste il tiro imprendibile, e accettano la loro dimensione umana magari con un po’ di malinconia, ma sicuramente con una buona dose di umiltà.
2 maggio: la pattuglia 15.
Quella minoranza di saputelli che si ostinano a dir la loro su tutto e su tutti, vorrei che si confrontasse ad esempio con la teoria del jolly, che ho scoperto proprio a Telve, mentre cercavo di metter frecce a segno in compagnia della pattuglia 15, composta da Pierluigi Angioletti (04BUBU), Gian Mario Maffioletti (04DEAR), Giuseppe Capponi (10ASKA), Piero Luigi Giupponi (04ANEL), Thomas Condi (08LUPI), Ermanno Bortolotti (04OWLS), e Giuliano Meroni (04ARCH). Non si finisce mai di imparare: ho potuto verificare con i miei occhi che agli arcieri normali, quelli per intenderci che non fanno mai il primo, e neanche il secondo, e tanto meno il terzo, la sorte regala a inizio gara un mazzo di carte con i suoi 4 jolly. Così, quando dopo una serie di zeri ci prendi di striscio, o fai spot di riga, ti sei giocato il jolly, e poiché le carte sono 44, non è detto che dopo non ti capiti ancora. Può succedere che a fine gara i jolly siano stati cinque o sei, o addirittura otto, e perfino due sulla stessa sagoma: in questo caso, con un rapido gioco di prestigio, l’autore del colpo si è impadronito dei jolly altrui, o meglio ancora qualcuno dei suoi concorrenti, mosso a pietà, gli ha regalato i suoi.
3 maggio: la pattuglia 4.
La stessa teoria, unita a un modo ancor più scanzonato di prendere la gara nonostante il peggioramento climatico e la pessima posizione in classifica, l’ho vista applicata il giorno dopo in compagnia della pattuglia 4, composta da Gian Mario Maffioletti (04DEAR), Pasquale Rizzello (04TBOW), Pietro Morini (081111) e Matteo Gherardi (04ANEL). Non esagero: in nessuna delle centinaia di gare a cui ho partecipato in questi 20 anni di FIARC ho trovato un gruppo di persone così allegramente scanzonate nonostante il risultato, e soprattutto così attente e disponibili alle difficoltà di uno dei compagni. Ci sarebbero decine di aneddoti da citare, ma c’è solo lo spazio per dire il mio personalissimo grazie a questa dozzina di persone, e per citare oltre ai miei compagni di gara l’ottimo Giuseppe Puliserti della 01GATT, che, incontrato alla base logistica al momento dell’addio, ci ha voluto salutare regalando a me e a Mirella qualcuno uno dei suoi bellissimi acquarelli.
Il logo della manifestazione con i partecipanti della 01VERB.
Ovviamente, il GRAZIE più grande va alla mia Compagnia Arcieri del VCO & Valgrande, che era presente in massa, con dieci partecipanti adulti e tre ragazzi.
L’IHBC di Telve si è articolato su due giornate di gara, seguendo le regole internazionali dettate dall’IFAA (International Field Archery Association). Uno splendido modo di interpretare il Tiro con l’arco: primo giorno il 3D Standard Round (2 frecce sullo stesso bersaglio da due picchetti diversi), secondo giorno il 3D Hunting Round (1 freccia). 28 piazzole, pattuglie da 8 arcieri, si tira a coppie da picchetti simmetrici verso bersagli disposti in linea con i rispettivi picchetti. Distanze maggiori che in FIARC, e rigorosamente sconosciute. Niente tiri a tempo, niente tiri in ginocchio. La Compagnia Arcieri del Moronar (05POVO) ha impiantato due campi di gara assolutamente spettacolari, ed allestito punti di ristoro in posizione strategica.
Una parte dei campi di gara.
Dunque, una esperienza assolutamente entusiasmante sotto moltissimi profili: bella la gente, bello il posto, belle le gare. E però vorrei concludere citando due o tre dettagli che hanno stonato non poco con l’insieme. Il primo appunto riguarda quello che il Presidente FIARC uscente Alessandro Salvanti ha definito “spirito sportivo”: se c’è va tutto bene, ma quando manca per colpa, non si può girare la faccia dall’altra parte. Due esempi, a mio parere gravi e meritevoli di severe sanzioni. Sul percorso B del primo giorno la maggior parte degli arcieri di una pattuglia ha deliberatamente usato male il tempo a disposizione per il tiro, tanto che verso metà gara c’era alle sue spalle una coda di tre pattuglie in attesa. Sul percorso A del primo giorno uno degli accompagnatori dei Cuccioli era un genitore (vietatissimo) che dopo aver accuratamente binocolato con un attrezzo alquanto sospetto suggeriva le distanze al figlio (vietatissimo). Ce ne sarebbero altri, pochi in verità ma tali da stancare chi ci ha dovuto sbattere la faccia. Dunque, un consiglio a chi avrà la prossima volta il compito di gestire la manifestazione: evita di non dettare regole, se poi non hai i mezzi per farle rispettare.
Si tira in coppia.
Il secondo appunto va alla visibilità dei membri dell’organizzazione, pur estremamente disponibili e presenti in massa sui campi di gara, e non solo (come qualcuno spesso dice) ai punti ristoro. Purtroppo l’abbigliamento dei bravissimi Arcieri del Moronar era tale da mimetizzarsi nel contesto, e spesso ti accorgevi della loro presenza solo quando gli arrivavi vicino. Secondo consiglio, peraltro ricavato dalle regole IFAA: la prossima volta, per far sì che se qualcuno per qualsiasi motivo avesse bisogno di qualcosa potrà individuare facilmente i suoi soccorritori, dotatevi di abbigliamento più vistoso.
Musiera di Telve.
Infine una domanda, che però riguarda in genere qualsiasi tipo di “Campionato”: perché mai gli Arcieri pagano una quota quasi doppia rispetto alle altre gare se poi oltre a doversi mantenere devono pagarsi anche il ristoro? Con tutto il rispetto per la perfetta logistica del Campionato di Telve, e per l’intelligente trovata del buono a scalare, possibile che i conti di simili eventi siano talmente in rosso da non poter permettere le abituali (e per quanto riguarda la 01VERB abbondantissime) elargizioni? A chiunque tocchi dalla prossima estate gestire la nostra amata FIARC, credo proprio che sarà il caso di mettere mano a questo non trascurabile dettaglio.
LE FOTO DELL’EVENTO NELL’APPOSITA SEZIONE DEL SITO